- Pubblicata il 17/02/2007
- Autore: Nemo
La carne e l'acciaio - Trapani Trasgressiva
Sono davanti alla tua porta. Uso il mazzo di chiavi che mi hai dato la settimana scorsa e scivolo in casa silenzioso come un gatto.
Vado in camera da letto. Hai tolto il tappeto. Al suo posto vi è il solito foglio di quaderno. Lo raccolgo.
"L'ultima volta che ci siamo incontrati hai sporcato dove non dovevi", sta scritto con la tua calligrafia elegante. "Meriti una punizione esemplare. Spogliati e accucciati sul pavimento. Non tarderò a venire."
Mi fiondo in bagno e getto nel water i tuoi ordini telecomandati. Aziono lo sciacquone. Ho un fremito.
Torno in camera e mi siedo sul letto. Apro la patta dei calzoni. Tiro fuori il pene e mi tocco. Il pensiero di ciò che accdrà in quella stanza mi eccita da morire.
Una chiave gira nella toppa. Dei passi nel corridoio e nel boudoir. Sei tu finalmente. Mi alzo e ti aspetto in piedi, il membro in bella posa.
Fai la tua comparsa. Sei in mutadine e reggiseno. Calzi un paio di scarpette con i tacchi a spillo. Sgrani gli occhi quando mi vedi. Sono in mimetica, basco e anfibi.
"Come sei carino!", esclami. "E' Carnevale ed io non me ne sono accorta?"
Mi getto su di te e ti do un bacio da mozzare il fiato. Vuoi opporti ma non puoi. Sono più forte di te. Quando le nostre lingue si lasciano, sei frastronata e rossa in viso.
"Oggi si cambia registro. Io sarò il padrone; tu la schiava."
"Nemo..."
"Nemo un cazzo! O mi chiami signor tenente o per te saranno guai. Capito, Ricciolina?"
Sei sbiancata. Metto paura quando sono in collera.
"Nemo..."
Ti afferro per la gola e stringo. Se volessi, potrei spezzarti il collo come un fuscello.
"Come devi chiamarmi, Ricciolina?"
"S-signor tenente."
Allento la presa e ti lascio libera di respirare.
"Brava."
Ti sto di nuovo addosso. Cerchi di sfuggirmi. Ti strizzo. Sbuffi. Non sei avvezza a certi trattamenti ma imparerai presto ad apprezzarli. Sono un ottimo maestro.
Hai un moto di ribellione e inizi a mordere. Mi laceri un labbro. Ti guardo. Capisci che è meglio smettere.
Mi stacco da te e mi levo il basco. La mia testa rasata luccica di sudore. Ti voglio.
"Vai sul letto", ordino. "E mettiti supina."
Obbedisci.
Sfilo la 92 dalla fondina ascellare. Estraggo il caricatore e scarrello. Il colpo in canna esce dalla camera di scoppio con un sibilo secco e sinistro.
Non riesci a distogliere lo sguardo dalla pistola. E' un nero presagio di morte.
"Signor tenente..."
Ti fisso e inghiotto a vuoto. Non vedo l'ora di assaggiarti.
"Dimmi."
"Hai intenzioni cattive?"
"No, voglio solo provare un gioco molto divertente. Me lo insegnò una negretta a Mogadiscio, ai tempi della missione in Somalia."
Ti vengo sopra. Ho la 92 in pugno e il pene eretto. Tu mi guardi con uno strano scintillio negli occhi.
"Sentirò dolore?"
"Non credo proprio", ti rispondo mentre, con l'unica mano non impegnata, cerco di sfilarti le mutandine.