• Pubblicata il
  • Autore: Pucchiacca
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La procedura - Trapani Trasgressiva

Prima di incularmi, voleva sempre prendere parte alla “procedura”.

Quando tornava dal lavoro arrapato, mi chiedeva: << Ti sei liberata?>>. Alludeva all’evacuazione. In genere la mia risposta era sì. Allora lui, con voce calda: <>.
Lo raggiungevo dopo qualche minuto. Mentre lui si asciugava, io mi denudavo. Quindi mi faceva sedere sul cesso a cavalcioni, con la faccia rivolta verso il muro ed il culo verso di lui. Mi dava istruzioni come un maestro, autorevole e gentile allo stesso tempo. Si sedeva su un piccolo sgabello alle mie spalle e mi faceva alzare un po’ il culo, in modo da guardarmi la fica da dietro. Così si godeva tutta la mia pisciata. <>. La parola “pucchiacca” gli ricordava un grosso e viscido frutto di mare. Chiamava così la mia fica ogni volta che era rasata e bagnata.
L’intimità dirompente di quel momento mi faceva sentire imbarazzata e, proprio per questo, eccitata. La sua delicata perversione mi sottometteva con eleganza, diventavo come una ragazzina ubbidiente, docile e vogliosa.

Dopo la pisciatina, continuavo a cavalcare il cesso, mentre lui, con la cura e la meticolosità di un dottore, preparava la peretta. Quindi mi faceva sollevare di nuovo il culo, divaricava un po’ le chiappe con due dita, mentre con l’altra mano mi infilava tutto il becco della peretta nell’ano e la spremeva lentamente, inondandomi il retto di acqua calda. Cominciavo a mugugnare. <>. Gli rispondevo con altri mugugni.
<>
<> gli dicevo con un fil di voce.
<> mi sussurrava, sorridendo.
<> rispondevo con voce gemente.
Le sue parole oscene mi facevano arrapare con una scossa calda che dal cervello annebbiato raggiungeva direttamente la fica, che incominciava a pulsare.

<> diceva alla fine della procedura. Mentre andava via, intravedevo il suo cazzo enorme e rizzato.

Mi prendevo qualche minuto per svuotare definitivamente l’intestino e lavarmi per bene.

Mi aspettava in camera da letto, seduto scompostamente sulla poltrona, con il cazzo in mano. Quando arrivavo, mi guidava fino al bordo del letto, mi faceva distendere e poi, con la voce bassa e ferma, mi ordinava: <>. Gli ubbidivo. L’imbarazzo ed il senso di sottomissione crescevano, l’eccitazione ancora di più. Spalancavo le cosce mettendogli la fica in faccia. Me la apriva con le dita. Me la baciava. Diceva che era la più bella fica mai vista. Mi scappucciava il clitoride e lo faceva scattare sotto la sua lingua dura e scivolosa come un grosso dito oliato. Mi mandava in estasi. Sospiravo e gemevo, mentre lui la gustava, dentro e fuori, inzuppandomela di saliva. Sentivo la sua bava colarmi tra le chiappe. Mi infilava le dita nella vagina, prima uno, poi due insieme, poi tre, senza mai smettere di spennellarmi il clitoride con la lingua. Agitavo il bacino attorno alle sue dita in maniera convulsa, muggendo come una vacca. <>. Mi leccava la fica come se avesse voluto abbeverarsi, agitava la faccia con la lingua fuori sulle mie labbra tumide, ingoiava i miei succhi avidamente. <>. Mi dimenavo come un’ossessa, gemendo di piacere. <>.

Quando ero all’apice dell’annebbiamento, mi faceva mettere a pecorina e mi infilava tutto il cazzo nella fica. Mi possedeva con veemenza, mentre non smettevo di muggire senza ritegno. <>. Intanto mi sculacciava, prima piano, poi più forte. Più vigorosi erano gli schiaffi, più godevo. Più godevo, più cazzo volevo. <> mi diceva ridendo, mentre strizzava le chiappe vibranti con le mani bollenti. <> gli gridavo senza pudore ad ogni sculaccione. Mi sentivo totalmente posseduta. Non esisteva più nulla intorno. Ero tutta fica. Continuavo a dimenarmi selvaggiamente sul suo cazzo, gemendo. <>. Non erano insulti, erano carezze sconce. Più usava quelle parole, più mi arrapavo.
Mi colava succo lungo le cosce, il suo cazzo scivolava facilmente dentro fuori dentro fuori dentro fuori, mentre con le dita inumidite di saliva mi massaggiavo il clitoride a velocità della luce.
A quel punto, mi infilava un dito in culo ed io mi dimenavo ancora più forte, godendo e mugugnando da vera troia. <> mi sussurrava compiaciuto. <> continuavo a gridare. <>.
Di lì a poco, sentivo le sue dita viziose riempirmi l’ano di una sostanza scivolosa. Non capivo mai da dove prendesse il lubrificante, perché ero troppo presa dalla scopata, visto che lui, intanto, non smetteva di affondarmi la mazza nella fica inzuppata e tumefatta. Dopo aver oliato per bene il mio buchino, estraeva dalla pucchiacca il cazzo durissimo, strappandomi un ultimo gemito da porca, e se lo spalmava tutto di lubrificante, mentre, osservandomi ancora piegata a quattro zampe come una cagna, mi diceva soddisfatto: <>. Infatti grondavo di umori ed emanavo un odore forte di sesso.
Pochi secondi per riprendere fiato. Lo aspettavo con il culo all’aria, sfinita dai treni di orgasmi che mi avevano attraversata, ma ancora vogliosa di cazzo.
Poi, finalmente, lo sentivo. Lo appoggiava delicatamente sull’ano. Già godevo. Tutti i sensori tattili del mio culo erano arrizzati. Faceva prima una pressione leggera, poi spingeva sempre più forte, facendo avanti e indietro delicatamente, finché il culo non si apriva e, finalmente, ci sprofondava dentro. Le sensazioni della inculata erano sempre impareggiabili. Non mi diceva più paroline sporche, ma mugugnava anche lui, grugniva, ansimava, muggiva da vero toro, emetteva versi gutturali, mascolini, che mi eccitavano da impazzire. Io quasi piangevo dalla goduria. <> strillavo. Mi montava brutalmente, stringendomi le tette che pendevano dal torace come campanelle, quasi avesse voluto mungermi. Sentivo tutto il suo peso sul mio corpo, mentre mi impalava il culo con violenza. Quando ero sul punto di scoppiare di piacere, finalmente sborrava, allagandomi il retto di sperma. Un ultimo lungo gemito usciva all’unisono dalle nostre bocche bavanti. Estraeva il cazzo dal mio ano largo e pulsante ed io stramazzavo sul letto, stremata ed ansimante. Mentre riprendevo fiato, un rivoletto di cremina biancastra e tiepida sgorgava dal mio culo, atto finale della paradisiaca trombata.

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17/05/2013 16:42

altroboss

Bel racconto a cui applico una precisazione. Il termine PUCCHIACCA in lingua napoletana significa esattamente FICA e non ha niente a che vedere con i frutti di mare in quanto il termine ha origini onomatopeiche. Sarà capitato a molti, se non a tutti, che durante l'amplesso (soprattutto nella posizione del missionario) la vagina della vostra partner resa umida dalle secrezioni, sotto i colpi del cazzo, abbia prodotto il classico rumore "CHIAK - CHIAK" da cui appunto PUCCHIACCA.

15/05/2013 08:54

Lambie

Sei un maschio, ma la storria e' area ante, bravo.

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