• Pubblicata il
  • Autore: Aldo.1969
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Puttana? - Trapani Trasgressiva


L’Ing. Gino, titolare di una azienda per la quale svolgo da anni incarichi di consulenza e prestazioni varie, si è sempre dimostrato un ottimo cliente, indicazioni precise e pagamenti puntuali, che contribuiscono per circa il 40% del mio fatturato. Ho avuto modo di frequentarlo, in certi periodi anche con una certa assiduità, instaurando un rapporto molto positivo anche sul piano personale.
Una bella moglie e due figli piccoli, il buon Gino ha una vita del tutto equilibrata e consueta con una conduzione elegante e raffinata dovuta a una notevole agiatezza economica.
Qualche giorno fa ero a casa sua per consegnare i documenti di un lavoro, che stavolta riguardava lui personalmente e non l’azienda, presentare la fattura e ritirare l’assegno, la moglie era a spiaggia con i bambini. Tutto bene, spiegazioni tecniche e burocratiche, consegna della fattura e assegno, come previsto. Dopo aver bevuto una birretta fresca e scambiato due chiacchiere, quando stavo per andarmene, mi si avvicina e, d’un fiato, me la butta lì:
“Per cinquanta euro me la fai una sega?”
“Ma che cazzo vuole ‘sto frocio? non sono mica ricchione come lui?” pensai subito.
Certi suoi atteggiamenti, il modo di fare un po’ affettato e ostentatamente cordiale, alcuni gesti e movenze ricorrenti mi avevano già fatto sospettare che ci sia in lui un fondo di omosessualità, più o meno latente, ma ciò non mi ha mai disturbato o creato particolari emozioni o problemi, ma che mi proponesse di fargli una sega proprio non me lo sarei mai aspettato.
Stavo per andarmene facendo finta di niente quando pensai che, se avessi rifiutato, il mio rapporto con lui si sarebbe naturalmente deteriorato, con ripercussioni dirette sul mio lavoro; rinunciare al 40% del fatturato non è proprio cosa, quindi, dopo poco, “Cento” ribattei. Ci accordammo per settanta euro e lui sparì in bagno.

Tornò dopo pochi minuti in boxer e maglietta, io ero teso come la corda di un pianoforte.
“Vieni qui” mi disse dopo essersi seduto sul divano e mi porse i settanta euro, uno da cinquanta e due da dieci, io li presi, senza dire una parola mi sedetti vicino a lui in punta di divano.
“Rilassati, dai” continuò lui bello sciolto, si appoggiò allo schienale, si tolse i boxer e sollevò la maglietta. Il pisello era mollo e se ne stava reclinato tra il pelo ancora umido dal recente lavaggio.
“Toccamelo” fece lui guardando il cazzo, “prendilo in mano”. Il cazzo se ne stava lì, in riposo, girato verso di me, con il prepuzio che ricopriva interamente la cappella,.
Cazzi ne ho visto a centinaia, negli spogliatoi delle palestre di tutta Italia, non mi hanno mai fatto nessun effetto, grossi, piccoli, scappellati o no, mi hanno sempre lasciato nella più assoluta indifferenza, ma mai un cazzo era stato lì per me, ora era diverso, quel pisello estremamente ‘normale’ che stava aspettando che lo prendessi in mano, lo facessi rizzare, godere e sborrare mi procurava agitazione e timore..
Vincendo l’imbarazzo allungai il braccio e posai le dita sul pisello “prendilo, dai, non ti mangia mica!” mi incoraggiò sorridendo Gino, allora mi feci più vicino e presi la cappella tra due dita, pollice e indice e lo sollevai poi, delicatamente, abbassai il prepuzio scoprendola, tornai con le dita verso l’alto ricoprendola ancora e lo presi con tutta la mano.
Era ancora mollo, cominciai a muovere la mano senza stringere. Dopo pochi movimenti cominciai a sentire una reazione. Gli stava venendo duro.
Continuai allora a muovere su e giù, lentamente, scappellandolo quasi completamente e sentivo che, pulsando, cresceva nella mia mano.
“Continua così che me lo fai venire duro” mi incitò, e io continuavo allungando sempre di più la corsa della mano. Dopo poco era davvero duro, lo sentivo pulsare, la cappella era turgida e viola, irrorata di sangue.
Mi sarò fatto un milione di seghe e so benissimo cosa vuol dire tenere in mano un cazzo duro, il mio, ma ora non ero io a provare le sensazioni che la mia mano trasmetteva.
Sensazioni che Gino pareva gradire infatti lo vedevo socchiudere gli occhi e abbandonarsi sul divano. “Continua, dai, continua così..” e io continuavo. Mi stavo un po’ sciogliendo, rilassai il polso e aumentai il ritmo della sega, scappellandolo quasi del tutto e risalendo delicatamente ogni volta.
Ora era proprio in piena erezione, duro e vivo nella mia mano. Complimenti all’ing.! Cinquant’anni e non sentirli!
Continuai ancora a segarlo con delicatezza e determinazione e lui, irrigidendosi e stendendo le braccia sul divano mormorò “piano, piano, non farmi venire subito”.
Allora rallentai il ritmo e mi fermai. Lo scappellai completamente e spinsi ancora verso il basso tenendolo solo con l’anello pollice, indice, misi in tensione il frenulo e la cappella si reclinò leggermente in avanti, gonfia e rossa.
Gino mugolava e una goccia di liquido pre eiaculatorio scintillò sulla punta per poi spargersi in un rivoletto sulla cappella, tornai su con la mano e ancora una goccia di fluido incolore e denso si sparse sul glande eccitato e lucido.
Non solo lo avevo fatto eccitare, ma stava davvero godendo e il suo cazzo vibrava nella mia mano che intanto avevo ricominciato a muovere.
“Così, così dai che vengo dai!..” aumentai ritmo e lo sentii ancora di più irrigidirsi, lui si contorceva e spingeva avanti il bacino, allora capii che stava per sborrare e, infatti, uno schizzo di sperma saltò fuori dall’uccello e andò a posarsi poco sopra, sulla peluria del ventre, lasciando una riga bianca fino alla base del cazzo. Poi ancora alcune contrazioni a ognuna delle quali corrispondeva la fuoriuscita di un fiotto di sborra bianca e densa che colava sulla cappella. Lo tenevo scappellato e la sborra colava lungo il cazzo e su mio pollice. Mi faceva un po’ senso. Poi ricominciai a muovere piano la mano finchè non sentii che il pisello perdeva forza e si ammosciava.
Lo lasciai barzotto e sfilai la mano.
Mi pulii su di lui e corsi in bagno. Mi lavai le mani una volta e poi un’altra.
Tornai in sala, lui era ancora steso sul divano, bello rilassato e goduto, col pisello mollo e la sborra sul pube.

Presi le mie cose e lo salutai, lui si alzò, mi strinse la mano e mi salutò con la solita cordialità. “Alla prossima” fece mentre uscivo, “Ciao” risposi e me ne andai.
Così, per una volta, ho fatto la puttana. Settanta euro per dieci minuti scarsi di impegno non è un brutto lavorare, quasi quasi, se mi richiama, un altro segone glielo faccio, non si sa mai….

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28/09/2013 00:45

bip

Attento la prossima volta non si accontenterà solo del segone ,pretendera almeno un bocchino ,poi comincerà a infilartelo nel culo ,a questo punto sei in una strada senza ritorno ti piacerà sempre di più fino ad arrivare a non poterne più fare a meno di quel salsiccione di carne caldo che ti trastulla il buco del culo

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